Salvaguardia dell’ambiente e limitazione nello spreco di nuovi materiali: questi sono i due obiettivi principali che l’attività di smaltimento dei rifiuti persegue, per far fronte ad un’emergenza sempre più stringente e urgente. Ce ne parla a Taurisano Gianluigi Rosafio insieme al suo team. Nella società attuale, sta diventando sempre più difficile limitare e controllare i rifiuti prodotti, così l’inquinamento tocca livelli sempre più elevati. C’è bisogno di sempre più energie per proteggere l’ambiente, ma il problema non è di facile risoluzione, perché più si consuma, più i rifiuti crescono a dismisura. L’aumento dei rifiuti implica un aumento dell’attività di smaltimento, accrescendo l’inquinamento e appesantendo anche l’ambiente. Esistono differenti tipologie di rifiuti, da organizzare in modo diverso; a tal proposito, essi si suddividono in: rifiuti urbani, speciali e ingombranti, oltre a quelli speciali pericolosi e non pericolosi.

A seconda della tipologia dei rifiuti, si dovrà optare per diverse modalità di smaltimento. Infatti, scrive Gianluigi Rosafio, essi possono essere smaltiti all’interno di discariche, bruciati negli inceneritori/termovalorizzatori, trattati nei processi di compostaggio o all’interno di impianti specializzati, mentre altri potranno essere destinati al riciclo. Per molto tempo, sia per mancanza di mezzi più specializzati, sia per mancanza di risorse economiche adeguate, lo smaltimento in discarica è stato quello più usato e diffuso. Gianluigi Rosafio ha affermato come i cinque sesti dei rifiuti finiscano ancora nelle discariche a cielo aperto. Questa non è la soluzione più ideale anche se, con il trascorrere degli anni, gli impianti si sono evoluti e sono diventati più efficienti – il team di Gianluigi Rosafio ne aveva parlato anche qui. In particolare, attualmente gli impianti di smaltimento dei rifiuti sono dotati di: sistemi di impermeabilizzazione, in grado di rendere impermeabili i terreni e le  falde acquifere; sistemi di recupero dei gas, che si sprigionano in seguito alla frammentazione dei rifiuti stessi. Una soluzione più funzionale, in grado di non sprecare l’enorme potenziale nascosto nei rifiuti, è lo smaltimento negli inceneritori, conosciuti anche come termovalorizzatori, seppur siano pochi in Italia. Essi bruciano i rifiuti, producendo calore, usato in un secondo momento per scaldare le case e gli ambienti. In questo modo, i rifiuti possono continuare il loro ciclo di vita, anche se energie e costi sono molto elevati. Pertanto, il riciclo resta l’unica strada per abbattere i costi e recuperare le energie sprigionate dalla frammentazione dei rifiuti. Infatti, a differenza degli altri metodi, il riciclo nasconde dei vantaggi importanti: limita e riduce le emissioni atmosferiche di sostanze (soprattutto l’anidride carbonica, che è causa dell’effetto serra); riduzione dei consumi di energia; uso limitato delle risorse non rinnovabili; la riduzione dello sfruttamento di risorse rinnovabili. Ovviamente, il riciclo si connette inevitabilmente con il procedimento della raccolta differenziata, che è strumento indispensabile per effettuare un corretto smaltimento dei rifiuti. In conclusione, Gianluigi Rosafio afferma che l’attività di smaltimento dei rifiuti rappresenta quindi l’unica soluzione percorribile in tema di gestione dei rifiuti; anche il riciclo deve essere realizzato senza alterare la sicurezza dell’ambiente e della salute umana. Infine, ancora l’imprenditore Gianluigi Rosafio sottolinea che lo smaltimento dei rifiuti deve essere realizzato da una rete “una rete integrata ed adeguata di impianti di smaltimento, che tengano conto delle tecnologie più perfezionate disponibili a costi non eccessivi (BAT)”.

A proposito della transizione ecologica

Cos’è la Transizione Ecologica?

Sempre più spesso si sente parlare di transizione ecologica, soprattutto da quando, con il governo Draghi, è nato un ministero dedicato a questo argomento. Ma cos’è la transizione ecologica? Quali vantaggi porta? Vediamolo insieme al team di Gianluigi Rosafio ed ai collaboratori di ricerca di Taurisano

La transizione ecologica, di cosa si tratta?

La transizione ecologica è la necessità di passare dai sistemi di produzione e consumo attuali a sistemi che possano far crescere l’industria e il capitale economico senza però distruggere il capitale naturale, sociale e umano. Rispecchia quindi la necessità di trasformare radicalmente il sistema produttivo verso un sistema sostenibile, in grado di rendere meno dannosi la produzione di energia, la produzione industriale e lo stile di vita delle persone.

Tra le conseguenze immediate ci sono sicuramente gli obiettivi di un’agricoltura sostenibile e la sostenibilità del territorio.

Vedi il sito web del Ministero: https://www.minambiente.it/

Negli ultimi anni, soprattutto con l’adesione dell’Italia al piano Europeo, si sono iniziati a stabilire dei criteri tecnici di classificazione delle attività, così da poter valutare il grado di sostenibilità di un’attività finanziaria o di un portfolio di investimenti.

Nel Green Deal, (Patto verde europeo) questa iniziativa potrebbe essere utilizzata per aiutare a gestire l’uso dei bilanci europei e pubblici nelle loro politiche di investimento.

Inizialmente, si teneva conto di sei criteri:

  • mitigazione del cambiamento climatico;
  • adattamento ai cambiamenti climatici;
  • uso sostenibile e protezione delle risorse idrologiche e marine;
  • transizione verso un’economia circolare;
  • riciclo dei rifiuti;
  • prevenzione e controllo dell’inquinamento e protezione degli ecosistemi sani.

Per essere considerata sostenibile, un’attività doveva rispettare e contribuire considerevolmente almeno una delle voci elencate, ma nel corso dell’iter legislativo europeo si sono aggiunte altre due categorie di attività ritenute sostenibili:

  • attività “abilitanti“, come la produzione di acciaio per turbine eoliche;
  • attività di “transizione“, per le quali oggi non esiste una soluzione economicamente praticabile a basse emissioni di carbonio.

Per questo sono stati definiti alcuni principi:

  • le attività non sostenibili non devono imporre un effetto lock-in (path dependency su percorsi tecnologici);
  • le attività abilitanti devono avere un bilancio del carbonio positivo durante l’intero ciclo di vita dell’attività;
  • le attività di transizione non devono impedire lo sviluppo di soluzioni a basse emissioni di carbonio e devono avere tassi di emissione in linea con la tecnologia a più basse emissioni del settore.

Questi processi possono avvenire solo tramite azioni di governance e interventi di conservazione, valorizzazione, salvaguardia e tutela.

Questo significa rafforzare la potenzialità e la funzione ecologica degli ecosistemi con interventi che sappiano rispettare la natura ma che siano anche programmati, pianificati e partecipati.

È importante anche mitigare l’impatto ambientale delle attività agricole per incrementare il contributo al mantenimento e al rafforzamento dei servizi eco sistemici, specialmente nelle aree ad alto valore naturale tramite dei procedimenti e delle attività che saranno sempre più presenti all’interno della nostra società.

Ringraziamenti: https://medium.com/@gianluigirosafio .